Mamma Samantha, via dalla pazza Terra

Interminabile quel 27 aprile: due ore e mezzo di attesa, immobile nella cabina della navetta Freedom, quando tutto è già pronto e manca solo l’ultima aggiunta di carburante criogenico, il tempo non passa mai, ancora un controllo last-minute ed ecco che finalmente si parte, schiacciati da una gravità all’improvviso esagerata e cattiva, che toglie il respiro e minaccia la mente. Nel rombo dei motori il pensiero è Poechali! ricordando Gagarin sessant’anni fa: ore 3:52 in Florida al Kennedy Space Center, in Italia 9:52. Poi 15 ore di volo alla velocità di 28800 km/h su un razzo Falcon 9 della Space X, la società del sudafricano Elon Musk per intenderci, con destinazione la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Quindici ore per coprire 400 chilometri, tempi che non si registrano neppure nelle peggiori giornate sulla Salerno-Reggio Calabria. Come se non bastasse poi c’è stato da aggiungere un’ora e mezzo per le operazioni di attracco, prima che il volo fosse concluso e si potesse salutare e abbracciare gli astronauti della Crew-3 già sulla ISS. Su Twitter il commento ricorrente è Awsome, fantastico. Il Falcon tornerà alla base e sarà riutilizzato in altre missioni, come gli altri tre della stessa classe già esistenti. Niente sprechi.

L’equipaggio di quattro: un medico, una geologa, due ingegneri, uno dei quali è l’italiana in forza all’Agenzia Spaziale Europea, ha l’etichetta Crew-4, mentre la missione scientifica si chiama Minerva, come la dea della sapienza e della saggezza. Speriamo anche della pace, visto che Crew-4 dovrà collaborare con tre cosmonauti russi, ma in ogni caso non si torna a casa prima di settembre, se nessuno butta giù la Stazione prima come è stato minacciato un paio di volte. Comunque nei prossimi giorni sarà l’equipaggio della Crew-3 a tornare sul pianeta, raggiunti i propri obiettivi. Per la cronaca, nelle ultimissime pagine del diario personale di Samantha c’è scritto: compleanno (45) e in quelle di dieci mesi fa: nascita del secondogenito Dorian.

Con Minerva verranno effettuati moltissimi esperimenti scientifici, come al solito. Infatti è noto che sulla ISS l’interesse non è tanto rivolto a questioni spaziali, ma soprattutto a risolvere o chiarire problemi della Terra e dei terrestri. È stato costruito per essere un vero laboratorio, solo collocato verso metà della Termosfera. Se al momento dell’imbarco gli astronauti in tuta sembravano usciti proprio da un fotogramma di Star Wars (1977, quasi mezzo secolo fa), sulla Stazione l’abbigliamento è decisamente da terzo millennio: una speciale maglietta ha incorporati sensori del metabolismo e del sistema cardiocircolatorio per un immediato controllo della salute di chi la indossa. E la trasmissione dei dati avviene in modalità wireless. Una T-shirt che nel prossimo futuro sarà ovviamente utilissima per i più sedentari cardiopatici e magari finirà perfino per essere venduta dalla grande distribuzione. Insomma un’altra voce nella lunga lista delle ricadute civili dell’astronautica, opportuna per chi ancora si chiede a cosa serva spendere capitali per la ricerca spaziale, magari mentre indossa rapidamente le scarpe col velcro.

Molti dei test sono finalizzati a capire cosa succede ad un essere umano che viva a lungo su un’astronave (per esempio nel caso di un viaggio interplanetario, chissà perché..) e così trovare le soluzioni ai problemi che si presentano: dal controllo della decalcificazione ossea e della perdita di massa muscolare dovute alla microgravità, al contrasto alla degenerazione neuronale, fino al monitoraggio del funzionamento delle ovaie, con l’esperimento Ovospace. Honi soit qui mal y pense, come disse Edward III nel XIV secolo. Un altro studio, l’Acoustic Diagnostic, controllerà gli effetti dello spazio sul sistema uditivo, ed è già in corso da anni. Non solo biologia e medicina: altri esperimenti riguarderanno campi come l’innovazione tecnologica, in particolare formazione di leghe metalliche, la salvaguardia dell’ambiente e alcuni processi chimici; poi lo studio dell’ottimizzazione della nutrizione col progetto NutrISS (dimostrando poca fantasia, diciamo la verità) che si baserà sul controllo quotidiano dei parametri fisici individuali. Molto interessante infine la Sagra della Fettunta con degustazione gratuita: si testeranno sette tipi di olii extravergini e il loro processo di invecchiamento nello spazio, anche sull’arco di un anno e mezzo. Ci sarà anche quella del Fungo Porcino, prima o poi? Comunque per la prossima cronaca seguire media.inaf.it/ che ci terrà aggiornati, si spera. Oppure su Youtube il canale di Astrospace.it.

Tra le molte attività di Samantha, alla sua seconda missione e adesso responsabile di buona parte della strumentazione occidentale, è prevista anche una EVA, ossia Extra Vehicular Activity, una lunga ‘passeggiata’ nel vuoto in compagnia di uno dei cosmonauti russi, che probabilmente non sarà fatta di due chiacchere sulle proprie famiglie e una sigaretta. A dire il vero dovranno continuare l’installazione del braccio robotico europeo esterno ERA, capace di spostare carichi fino a 8 tonnellate con precisione di pochi millimetri. Ma questa collaborazione potrebbe essere compromessa dall’evolvere delle vicende belliche.

Poi a settembre, ma la durata effettiva sarà decisa più avanti, il rientro avverrà con  un ammarraggio, secondo la prima tradizione statunitense, procedura poi scomparsa con l’avvento dello Space Shuttle, che atterrava come un aereo di linea ma ormai pensionato, e dopo l’impiego delle Soyuz che giungono al suolo con paracadute, e il cui disimpegno era già previsto da tempo. “L’impatto a terra ricorda lo scontro frontale tra un Tir e un’utilitaria, e tu sei nell’utilitaria” diceva sorridendo l’astronauta Nespoli, che le Soyuz le ha utilizzate più volte. Da non rimpiangere. Anche se forse il nostro Paolo, invece, un po’ le rimpiange.

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