Il sistema elettorale tedesco

Il sistema elettorale tedesco fu stabilito nel 1949 alla vigilia delle prime elezioni della Repubblica federale. Nel corso di settant’anni ha avuto una ventina di ritocchi, ma è rimasto sostanzialmente lo stesso, superando anche il cruciale passaggio dell’unificazione nel 1990.

E’ classificato come proporzionale personalizzato.

Ogni elettore, infatti, può disporre di due voti da apporre nella stessa scheda. Con il “primo voto” (lo chiamano così) sceglie il candidato di un collegio uninominale (“mandato diretto”), con il “secondo voto” sceglie la lista (bloccata e chiusa) di un partito in una delle circoscrizioni regionali (16 quanto sono i Länder).

E’ possibile il voto disgiunto, cioè l’elettore può scegliere il candidato di un partito e votare la lista di un altro partito.

E’ sulla base dei secondi voti, computati su un collegio unico federale, che vengono  distribuiti i seggi ai partiti con criterio proporzionale. I seggi ottenuti da ciascun partito vengono poi distribuiti nelle liste regionali. Alle quali spettano, appunto, la metà dei seggi.

La soglia di sbarramento stabilisce che  i partiti che ottengano meno del 5% dei secondi voti a livello federale non partecipano all’assegnazione dei seggi. Se un partito, però, conquista almeno tre seggi in altrettanti collegi uninominale partecipa, allora, all’assegnazione dei seggi.

Un siffatto sistema aiuta i partiti maggiori (che poi sono, a tutt’oggi, due, l’ Unione democristiana e il Partito socialdemocratico). Sui due si riversano praticamente quasi la totalità dei voti uninominali per l’effetto psicologico del “voto utile”. Così negli ultimi decenni soltanto un Verde ha conquistato un seggio uninominale e soltanto il partito postcomunista (che si chiama ora Linke) ha conquistato tre seggi a Berlino Est (un paio di volte è riuscito  così a partecipare all’assegnazione dei seggi a livello federale). Circa il 20% degli elettori fa uso dello splitting, cioè divide i suoi due voti fra un candidato democristiano o socialdemocratico e la lista del “suo” partito, che vuol dire o i Verdi o i liberali).

Se un partito (cioè i due maggiori) ottiene nei collegi uninominali più seggi di quanto gli attribuirebbe il computo proporzionale se li tiene. Sono i seggi in soprannumero che fanno sì che il numero dei deputati sia superiore a quello previsto sulla carta (attualmente sarebbero 598).

I seggi sono diventati di più e di più rimarranno dopo l’intervento della Corte Costituzionale alla vigilia delle elezioni del 2013. Per il rispetto della proporzionalità la Corte ha infatti stabilito che, ai seggi in soprannumero che un partito  ha conquistato e può conservare, si aggiungano seggi di perequazione assegnati proporzionalmente anche agli altri partiti. Così il Bundestag che sta per essere sciolto in vista delle elezioni del prossimo 24 settembre, ha 631 membri.

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