La prima ‘non-foto’ di un Buco nero 1/2

L’annuncio epocale è stato dato, con la dovuta enfasi, nel primo pomeriggio del 10 aprile 2019, a Bruxelles, da un piccolo gruppo di scienziati dell’ESO, European Southern Observatory: per la prima volta si è ottenuta l’immagine diretta di un Buco Nero, il corpo celeste che è invisibile per definizione, perché come tutti sanno, assorbe la sua stessa luce. E quindi in realtà l’immagine non c’è, né poteva esserci, né ci sarà mai. Ma quella del fenomeno che individua in modo univoco un Buco Nero (BN), ossia la radiazione emessa dal suo disco di accrescimento, quella sì, ed è stata rivelata nella sua interezza, permettendo di osservare con precisione la geometria dello spazio in cui è confinato il BN.

Questo tipo di oggetto ha solo due modi per rivelare la sua presenza all’Universo: il primo è come una ristretta parte di cielo nella quale non si vede assolutamente nulla. Superfluo spiegare il perché, e corrisponde al disco nero al centro dell’immagine sopra. Il secondo modo è attraverso la sua formidabile azione gravitazionale: la materia prossima al BN, perlopiù gas e polvere, viene attratta ed entra in orbita attorno ad esso, avvolgendolo, accelera nella caduta e raggiunge velocità altissime, riscaldandosi sempre di più ed emettendo radiazione, finché viene risucchiata in questo pozzo senza fondo e scompare alla vista. Questo parcheggio di materia, temporaneo e naturalmente molto dinamico, si chiama appunto “disco di accrescimento”, corrisponde all’anello luminoso attorno al disco scuro ed è l’unica cosa che si può fotografare (anche se il verbo non è quello giusto).

Nel passato recente si erano già viste immagini simili, ma erano simulazioni digitali, frutto di calcoli teorici. Questa invece è un’immagine reale, la prima, ed il fatto che sia quasi identica alle previsioni riempie di soddisfazione i fisici teorici. Del resto le basi le aveva gettate Albert Einstein con la sua Relatività Generale circa un secolo fa, nel 1915. Avrebbe apprezzato molto questa foto. Uno degli intervenuti ha detto: “Esiste un’astrofisica prima di questa immagine, ed un’astrofisica dopo questa immagine”. Modestamente. Ma è abbastanza vero, e comunque il merito è, sia pure in diversa misura, di tutte le centinaia di scienziati che per alcuni anni hanno lavorato a questo progetto, l’Event Horizon Telescope.

La ricerca è stata davvero una collaborazione planetaria: ha utilizzato otto tra i maggiori, e migliori, radiotelescopi disponibili, scelti perché fossero in luoghi del mondo tra loro il più lontano possibile (migliora la qualità del risultato), i ricercatori coinvolti circa 300 e 70 le istituzioni che hanno partecipato, Italia inclusa. Il costo? Si parla di 45 milioni di euro, e questo significa che i grandi costi della grande astrofisica sono briciole anche per il bilancio di una singola nazione, e ancora più trascurabili nelle collaborazioni internazionali come questa. Basta avere le idee giuste e la capacità, scientifiche e tecniche, di realizzarle. Per esempio si pensi che gli otto radiotelescopi nelle loro osservazioni dovevano essere sincronizzati al miliardesimo di secondo, nonostante la reciproca distanza. E poi il vantaggio economico è stato quello di non dover costruire nuove strutture, come avviene per i progressi nella fisica nucleare o nelle imprese spaziali, ma si è sfruttato l’esistente.

Quello che è stato mostrato, dunque, sono dati di onde radio ricombinati ed elaborati, ecco perché è un po’ improprio parlare di fotografia. Il punto chiave è che ad un concetto matematico è stata associata l’immagine di un fenomeno fisico. Ma lo vedremo meglio nella seconda parte, insieme alle caratteristiche del BN così baciato dalla fama, e della galassia che lo ospita, appartenente all’ammasso della Vergine. Nella storia della fotografia, le prime lastre ufficiali (pitture della luce solare) risalgono a poco meno di due secoli fa; adesso siamo spettatori di un nuovo fondamentale passo in questo processo: essere riusciti a ‘fotografare’ ciò che per sua natura non può essere visto.

Lascia un commento