Claudia Goldin: un Nobel per le donne

La vincitrice del Premio Nobel per l’Economia 2023 è Claudia Goldin, terza donna a vincere il prestigioso Premio dopo Elinor Ostrom, che nel 2009 aveva vinto insieme a Olivier Williamson, ed Esther Duflo, che nel 2019 aveva vinto insieme a Abhijit Banerjee e Michael Kremer. Goldin è la prima ad aver vinto da sola.

E’ stata premiata dall’Accademia reale svedese delle Scienze per i suoi studi sul mercato del lavoro e sul gender gap ma soprattutto per essere riuscita a mettere insieme due campi dell’economia in generale considerati molto diversi: la storia economica e il mercato del lavoro.  La motivazione dell’Accademia recita “per aver fatto progredire la nostra comprensione del mercato del lavoro femminile” ma Goldin ha fatto ben di più, ha studiato i fattori chiave delle differenze di genere nel mercato del lavoro e ha fatto vedere in una prospettiva storica gli andamenti del mercato del lavoro americano, da un lato raccogliendo dati difficili da trovare e dall’altro spiegandoli con i modelli e le teorie del mercato del lavoro. Ha interpretato i dati con una “lente” molto originale e ha studiato a fondo le motivazioni delle donne sulle loro scelte lavorative (nel corso dei secoli). Ha spiegato i trade off che le donne incontrano e quelli che hanno incontrato nella storia, senza mai giudicare, ma descrivendoli in dettaglio e fornendoli come spunti interpretativi per i livelli di disoccupazione e i divari salariali.

Il premio è il giusto riconoscimento per una ricerca che si occupa del lavoro femminile con una prospettiva sia storica che dinamica. Goldin ha infatti studiato come la forza lavoro femminile si è sviluppata durante il corso di un processo di sviluppo economico degli Stati Uniti  e ha messo in evidenza come questa relazione non sia sempre stata lineare. Già l’analisi storica su questi temi e la descrizione dei meccanismi che governano l’occupazione femminile era una novità; ma Goldin non si è fermata alla descrizione; ha evidenziato che quando si guarda al mercato del lavoro femminile e soprattutto al divario salariale di genere bisogna pensare in modo organico, avere una visione d’insieme. Non si possono “pensare” le politiche di supporto alla maternità o agli asili nido in modo separato dalle politiche che riguardano la flessibilità nel mercato del lavoro perché, sostiene Goldin, si tratta di due facce della stessa medaglia. Vanno integrate in una visione comune.

Goldin è professoressa di Economia all’Università di Harvard. E’ stata la prima donna ad essere professore ordinario di economia.  E’ inoltre co-direttrice del “Gender in the Economy Study Group” del National Bureau of Economic Research (NBER) ed è stata direttrice del programma “Development of the American Economy” sempre del NBER dal 1989 al 2017.

Il suo lavoro che come detto si è focalizzato sulle disparità di genere e sul mercato del lavoro ha cambiato radicalmente il modo in cui consideriamo il divario di salario dovuto al genere. Gli articoli sulla discriminazione e sulle donne nella forza lavoro sono stati “assolutamente strumentali” per far progredire la ricerca sulle donne nonché per stimolare iniziative politiche sull’equità di genere.  Si può  dire che Goldin ha fondamentalmente aperto la strada agli economisti, e più in generale agli scienziati sociali, per studiare cose come il genere e la razza nell’economia da una prospettiva quantitativa. Il suo lavoro apporta alla ricerca economica prospettive storiche fondamentali, che troppe volte sono trascurate. Anche per questo è così rilevante. Goldin è stata il precursore, ha iniziato un modo nuovo di studiare e interpretare il mercato del lavoro, soprattutto quello femminile, ma non è “sola”. E’ un “role model” per tutte le economiste del lavoro e le storiche economiche che hanno scoperto i suoi articoli. Ha plasmato il modo di pensare di molte economiste non solo sulla misurazione della discriminazione e del divario salariale, ma anche sulle politiche per il suo superamento.

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